Nel 1308 fu realizzato il grande acquedotto (di cui resta il rudere del Torrione), che da Santanza portò l’acqua in città. L’Aquila, dopo la distruzione da parte del nuovo regnante svevo Manfredi (1259) fu riedificata nel 1267, con la vittoria degli Angioini che riuscirono a ottenere l’elezione di un papa a loro favorevole (Aquila, 29 agosto 1294). Nell'anno dell’incoronazione di Celestino V, erano in costruzione una trentina di chiese, tra le quali la grandiosa abbazia di Collemaggio.
L’idea di città, come nuova patria di popolazioni disperse per secoli nella vallata e alle pendici del massiccio del Gran Sasso rispecchia nell’impianto planimetrico la cultura urbanistica duecentesca europea. La città è fondata dai 99 castelli del contado che si articolano in Quattro Quarti ciascuno composto da un certo numero di piccoli quartieri (locali) costruiti attorno a una piazza con chiesa e fontana, come le piazze delle chiese Capoquarto (Santa Maria Paganica, Santa Giusta, San Pietro di Coppito, San Marciano). Ogni locale con la sua chiesa, il suo sagrato-piazza, la fontana e la presenza dei diversi elementi di arredo urbano, costituisce alla fine del XIII secolo una anticipazione rispetto alla organizzazione nucleare della città moderna.
Nel 1316 fu ultimata la costruzione delle mura cittadine che, lunghe 6 chilometri, con 86 torri e dodici porte, delimitarono uno spazio di 162 ettari, diviso in 54 locali. La cinta si conserva quasi per intero, nonostante sia stata in parte demolita.
A metà del ‘400, quando sul trono di Napoli gli Aragonesi sostituirono gli Angioini (1442), l’Aquila raggiunse il massimo del suo splendore grazie ai commerci e alle manifatture della lana e delle pelli, della lavorazione dei metalli, nell’esportazione dello zafferano.
Nel passaggio dall’originario modello angioino a quello rappresentativo della città cinquecentesca, l’affermazione di una preminenza territoriale nei “Quarti” da parte delle famiglie emergenti viene a completare il processo di definizione degli spazi urbani.
La fortezza aquilana, costruita a partire dal 1534 sul sito più elevato della città per volere del viceré spagnolo Don Pedro da Toledo, fu progettata dall'architetto militare spagnolo Don Pirro Luis Escribas da Valencia.
Il modello “aquilano” di chiesa è caratterizzato dalla facciata a coronamento orizzontale, con un solo portale e rosone corrispondente in alto. Nel ‘400, secondo questo modello, fu costruita la facciata di Santa Maria di Collemaggio e nel secolo successivo quella della chiesa di Santa Giusta, San Pietro di Coppito, San Marciano, Santa Maria di Roio, San Silvestro, San Flaviano.
Il Rinascimento si affermò pienamente nella splendida facciata della chiesa di San Bernardino da Siena (1525-1542).
I cortili di Palazzo Dragonetti in Via Santa Giusta, di Palazzo Carli-Benedetti in Via Accursio, della casa di Nicola di Notar Nanni in Via Bominaco, di Palazzo Agnifili in Via del Cardinale, di Palazzo Franchi in Via Sassa, di Palazzo Alfieri in Via Fortebraccio sono tra i più notevoli esempi dell’architettura civile aquilana.
Le facciate principali dei palazzi si arricchirono spesso di eleganti finestre e di portali in pietra scolpita a sesto acuto o di tipo durazzesco, cioè con colonnine e pilastrini ai lati e l’arco ribassato chiuso in una cornice rettangolare.