Altopiano di Navelli

Da L’Aquila, seguendo la Statale 17, superato San Gregorio tra campi coltivati ed estesi mandorleti, si giunge a Poggio Picenze (m 760) e si continua a salire fino all’Altopiano di Navelli.

Altopiano di Navelli

Le particolari condizioni climatiche di questa zona consentono la coltivazione dello zafferano, una spezia rarissima che, utilizzata oggi soprattutto in gastronomia, in passato è stata preziosa in medicina e nella cosmesi ed ha rappresentato una delle principali risorse dell’economia aquilana.

Prendendo la strada che porta a Castelnuovo (m 850) e proseguendo per Prata d’Ansidonia, si trovano i ruderi di Peltuinum. La città era attraversata da est ad ovest dalla Via Claudia Nova. Si conservano lunghi tratti delle mura di cinta con i resti della porta occidentale, al di fuori della quale rimane un nucleo di monumenti funerari. Degli edifici pubblici si conserva solo il Teatro, di epoca tardorepubblicana o augustea, edificato, contrariamente al solito, fuori dalle mura.

Fuori dell’abitato di Prata d’Ansidonia (m 830), a circa un chilometro, sulla sommità di un colle ai margini della Piana di Navelli, è il Borgo fortificato dei Camponeschi che, abbandonato dagli abitanti negli anni Cinquanta, oggi è quasi completamente restaurato.

Si prosegue per San Pio delle Camere (m 800), costruito sulle grotte che servirono, in età classica, per il ricovero degli armenti della vicina Peltuinum. L’abitato è dominato da un originale Castello-recinto del secolo XIII a pianta triangolare.

A Caporciano (m 826) e a Bominaco (m 974), dove sorgono due chiese importanti: Santa Maria Assunta e San Pellegrino.

La Chiesa di Santa Maria Assunta, la più bella di tutta l’architettura romanica abruzzese, fu costruita all’inizio del XII secolo. Dopo i lavori di restauro del 1930-40, si presenta riproponendo lo schema delle prime costruzioni basilicali romaniche. L’originale terminazione piana delle navate sembra preannunciare le caratteristiche facciate delle chiese medievali aquilane. Probabilmente tra il ‘300 ed il ‘400 tutta la chiesa fu arricchita da preziosi affreschi, dei quali purtroppo restano solo pochi frammenti.

L’Oratorio di San Pellegrino, il Santo al quale era intitolata la primitiva comunità monastica, fu costruito, nel 1263. Il portichetto che precede l’ingresso principale fu aggiunto nel XVIII secolo impiegando rocchi di colonne di età romana. L’interno è un’aula rettangolare con volta ogivale, divisa in quattro campate da archi gotici. Particolarmente interessanti sono le grandi figure, un drago e un grifo, scolpite in bassorilievo sui plutei che delimitano il recinto presbiteriale.

L’intera superficie delle pareti e della grande volta carenata è completamente coperta da preziosi affreschi che costituiscono uno dei più importanti cicli della pittura italiana delle origini. Furono eseguiti da tre pittori, convenzionalmente chiamati “Maestro della Passione”, “Maestro dell’Infanzia” e il “Miniaturista”. Ancora legati ai modi bizantini, ma sensibili alle tendenze di rinnovamento provenienti d’Oltralpe, essi raccontano la Natività di Cristo, la sua Vita, la Passione, insieme con figure di Santi, Re, Patriarchi e Profeti.

Si raggiunge, quindi, Navelli (m 751), di aspetto medievale, dominato dal cinquecentesco Palazzo Santucci. All’uscita del paese, si trova a sinistra la strada per Capestrano, con bellissimo panorama sulla Valle del Tirino, in fondo alla quale, isolata fra i pioppi, si trova la Chiesa di San Pietro ad Oratorium.

La pianta è quella delle primissime chiese romaniche: tre navate ed altrettante absidi, pilastri a sezione rettangolare e archi a pieno sesto, senza campanile. Della costruzione del XII secolo rimangono il paramento della facciata, originale, il fianco destro con il portale con frammenti del secolo IX, e l’abside centrale che conserva il più antico ciclo di affreschi d’Abruzzo (prima metà del XII secolo). In alto è raffigurato il Cristo in trono fra i simboli degli Evangelisti e con un libro aperto, sotto sono raffigurati i Ventiquattro Vecchi dell’Apocalisse; nell’abside, entro archi bizantineggianti, sono figure di Santi.

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