Ai piedi del colle di San Vittorino si stende la pianura dove sorgeva l’antica città di Amiternum. A destra della strada sono le rovine del Teatro, risalente alla fine del I secolo a.C. La cavea, ricavata in parte nelle pendici di una collina e in parte costruita in muratura (con un diametro di circa 80 m, per circa 2.000 spettatori), doveva avere due ordini di gradini (è conservato in parte solo il primo). Dinanzi alla cavea restano strutture di base della scena, che misurava circa 57 m, e il piano dell’orchestra. A sinistra della strada, oltre l’Aterno, si trovano le rovine dell’Anfiteatro. L’edificio, costruito alla fine del I secolo d.C., misura circa 68 m sull’asse maggiore, 53 sul minore e conserva l’intero perimetro, che comprendeva 48 arcate su due piani. Non restano tracce delle gradinate della cavea, che in origine poteva ospitare circa 6.000 spettatori.
Verso nord la valle dell’Aterno – dopo il grosso centro di Pizzoli (m 740) dominato dall’imponente Castello Dragonetti-de Torres (1562) – si restringe e sale all’ampia Conca di Montereale cosparsa di numerosi villaggi tra bei castagneti, piacevoli località di villeggiatura.
Più in alto il paesaggio è stato profondamente modificato dall’ampio Lago di Campotosto (m 1313). Fu realizzato artificialmente, insieme con le relative centrali elettriche della Valle del Vomano, negli anni 1930-1940, allagando l’estesa area torbifera compresa tra il Gran Sasso e i Monti della Laga.
Da Sassa, si prosegue per il Poggio di Roio, dove sorge il Santuario della Madonna di Roio. L’origine del Santuario è legata alla transumanza. Nella seconda metà del ‘500, alcuni pastori rinvennero nel bosco di Ruvo, nelle Puglie, una statua lignea della Madonna. Gli abitanti di Roio costruirono una chiesa e vi collocarono l’immagine miracolosa, che divenne meta di pellegrinaggi.
Nel 1625 si cominciò a costruire l’attuale Santuario, ampliando la duecentesca chiesina dedicata a San Leonardo. Tra il 1643 ed il 1656 furono eseguiti dal marmista Giacomo Lambruzzi l’elegante altare maggiore, i portali, il pavimento, la balaustra, i rivestimenti in marmo delle pareti e il fonte battesimale. Le pareti sono decorate da affreschi secenteschi, tra i quali sono notevoli quelli realizzati nel 1676 da Giacomo Farelli (Roma, ca 1624-Napoli, 1701) sull’altare maggiore.
È possibile salire al Santuario anche percorrendo a piedi la Via Mariana, fiancheggiata da 15 edicole raffiguranti i misteri del Rosario. La via fu inaugurata nel 1961 insieme con il vasto complesso di edifici dell’Istituto Santa Maria della Croce.
Dal Santuario la strada sale ancora per qualche chilometro in mezzo alla bella Pineta di Roio – con una delle più suggestive vedute dell'Aquila, che si adagia nella valle sottostante protetta da una maestosa cerchia di monti – fino alla sommità del Monte Luco (m 987, cioè circa 300 m sulla piana dell’Aterno), che prende nome da un bosco sacro che vi sorgeva nell’antichità.