Bellezze
Alta valle dell’Aterno

Da L’Aquila si prende la Strada Statale 80 del Gran Sasso d’Italia in direzione di Teramo e, dopo 8 km, si giunge a San Vittorino (m 713).

Ai piedi del colle di San Vittorino si stende la pianura dove sorgeva l’antica città di Amiternum. A destra della strada sono le rovine del Teatro, risalente alla fine del I secolo a.C. La cavea, ricavata in parte nelle pendici di una collina e in parte costruita in muratura (con un diametro di circa 80 m, per circa 2.000 spettatori), doveva avere due ordini di gradini (è conservato in parte solo il primo). Dinanzi alla cavea restano strutture di base della scena, che misurava circa 57 m, e il piano dell’orchestra. A sinistra della strada, oltre l’Aterno, si trovano le rovine dell’Anfiteatro. L’edificio, costruito alla fine del I secolo d.C., misura circa 68 m sull’asse maggiore, 53 sul minore e conserva l’intero perimetro, che comprendeva 48 arcate su due piani. Non restano tracce delle gradinate della cavea, che in origine poteva ospitare circa 6.000 spettatori.

Verso nord la valle dell’Aterno – dopo il grosso centro di Pizzoli (m 740) dominato dall’imponente Castello Dragonetti-de Torres (1562) – si restringe e sale all’ampia Conca di Montereale cosparsa di numerosi villaggi tra bei castagneti, piacevoli località di villeggiatura.

Più in alto il paesaggio è stato profondamente modificato dall’ampio Lago di Campotosto (m 1313). Fu realizzato artificialmente, insieme con le relative centrali elettriche della Valle del Vomano, negli anni 1930-1940, allagando l’estesa area torbifera compresa tra il Gran Sasso e i Monti della Laga.

Da Sassa, si prosegue per il Poggio di Roio, dove sorge il Santuario della Madonna di Roio. L’origine del Santuario è legata alla transumanza. Nella seconda metà del ‘500, alcuni pastori rinvennero nel bosco di Ruvo, nelle Puglie, una statua lignea della Madonna. Gli abitanti di Roio costruirono una chiesa e vi collocarono l’immagine miracolosa, che divenne meta di pellegrinaggi.

Nel 1625 si cominciò a costruire l’attuale Santuario, ampliando la duecentesca chiesina dedicata a San Leonardo. Tra il 1643 ed il 1656 furono eseguiti dal marmista Giacomo Lambruzzi l’elegante altare maggiore, i portali, il pavimento, la balaustra, i rivestimenti in marmo delle pareti e il fonte battesimale. Le pareti sono decorate da affreschi secenteschi, tra i quali sono notevoli quelli realizzati nel 1676 da Giacomo Farelli (Roma, ca 1624-Napoli, 1701) sull’altare maggiore.

È possibile salire al Santuario anche percorrendo a piedi la Via Mariana, fiancheggiata da 15 edicole raffiguranti i misteri del Rosario. La via fu inaugurata nel 1961 insieme con il vasto complesso di edifici dell’Istituto Santa Maria della Croce.

Dal Santuario la strada sale ancora per qualche chilometro in mezzo alla bella Pineta di Roio – con una delle più suggestive vedute dell'Aquila, che si adagia nella valle sottostante protetta da una maestosa cerchia di monti – fino alla sommità del Monte Luco (m 987, cioè circa 300 m sulla piana dell’Aterno), che prende nome da un bosco sacro che vi sorgeva nell’antichità.

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Altopiano delle Rocche

Da L’Aquila, prendendo la strada per Celano ed Avezzano, dopo pochi chilometri si incontra Civita di Bagno (m 648), sorta sulle rovine di Forcona, dove rimangono i ruderi dell’antica cattedrale.

Forcona cominciò a divenire importante nel VI secolo quando, distrutta Aveia, vi fu trasferita la sede episcopale insieme con le reliquie di San Massimo.

Durante il dominio dei Longobardi fu centro di un vasto gastaldato dipendente dal Ducato di Spoleto. Fu soppressa nel 1257 da papa Alessandro IV, che trasferì la sede vescovile nella nascente L'Aquila.

La Cattedrale di San Massimo doveva essere un’imponente basilica romanica eretta probabilmente tra il 967 ed il 970. Dai ruderi si può riconoscere la pianta rettangolare con tre absidi semicircolari coronate da archetti romanici e divisa in tre navate da archeggiature a tutto sesto impostate su colonne. Fra questi ruderi, nel 1866, Angelo Signorini rinvenne il pannello frontale del sarcofago che il vescovo Albino si fece preparare nel corso del VII secolo, oggi custodito nella cattedrale aquilana.

Proseguendo, dopo pochi chilometri, si arriva al bivio per San Panfilo d’Ocre (m 850). Dal paese una mulattiera conduce al Castello d’Ocre, dal quale si gode uno splendido panorama sulla valle sottostante. Il paese è collegato anche con il Convento di Sant’Angelo d’Ocre e con il Monastero di Santo Spirito.

Si torna sulla Statale 5 bis, che continua a salire con molte curve ed offre un panorama straordinario sulla conca aquilana e sul Gran Sasso. Proseguendo, si arriva al vasto Altopiano di Rocca di Mezzo o delle Rocche, pianura carsica che si estende tra i contrafforti del Velino e le falde del Sirente.

Circondata da imponenti montagne, è caratterizzata da numerosi inghiottitoi, il maggiore dei quali è Pozzo Caldaio, largo circa 100 m e profondo 15 (dalla strada che porta da Terranera a Rocca di Cambio appare nella pianura come un piccolo lago rotondo), nel quale si inabissa il torrente Rio Gamberale, che ricompare dopo un lungo percorso sotterraneo, alla risorgenza di Stiffe.

Da Terranera è possibile raggiungere le Pagliare. Posto su un costone alle falde del Monte Cagno, domina la conca Rocca di Cambio, il Comune più alto dell’intero arco appenninico. È località di soggiorno estivo, centro di escursioni e di sport invernali.

Particolarmente interessante è la Chiesa di Santa Lucia. Realizzata alla fine del XIII o all’inizio del XIV secolo, presenta una modesta facciata. Tutte le pareti del transetto sono coperte da affreschi trecenteschi di grande valore. Nell’insieme queste pitture richiamano i cicli di Fossa e di Bominaco, più antichi di circa un secolo.

Usciti da Rocca di Mezzo si prende la strada che porta a Secinaro (m 837), attraverso boschi e pascoli dominati dai maestosi dirupi della parete NE del Sirente. Si prosegue per Gagliano Aterno (m 653), addossato alle pendici orientali del Sirente, tra boschi di faggi e di pini. L’imponente Castello che domina il paese fu costruito dalla contessa Isabella nel 1328. Circondato da una doppia cinta di mura, protetto da un largo fossato e da robusti torrioni circolari coronati da merlature, l'edificio principale, molto rimaneggiato, conserva originali finestre bifore e monofore. Nel grande cortile si notano gli stemmi delle varie famiglie che hanno posseduto il castello, un'elegante loggia si affaccia sulla sottostante vallata dell’Aterno.

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Altopiano di Navelli

Da L’Aquila, seguendo la Statale 17, superato San Gregorio tra campi coltivati ed estesi mandorleti, si giunge a Poggio Picenze (m 760) e si continua a salire fino all’Altopiano di Navelli.

Le particolari condizioni climatiche di questa zona consentono la coltivazione dello zafferano, una spezia rarissima che, utilizzata oggi soprattutto in gastronomia, in passato è stata preziosa in medicina e nella cosmesi ed ha rappresentato una delle principali risorse dell’economia aquilana.

Prendendo la strada che porta a Castelnuovo (m 850) e proseguendo per Prata d’Ansidonia, si trovano i ruderi di Peltuinum. La città era attraversata da est ad ovest dalla Via Claudia Nova. Si conservano lunghi tratti delle mura di cinta con i resti della porta occidentale, al di fuori della quale rimane un nucleo di monumenti funerari. Degli edifici pubblici si conserva solo il Teatro, di epoca tardorepubblicana o augustea, edificato, contrariamente al solito, fuori dalle mura.

Fuori dell’abitato di Prata d’Ansidonia (m 830), a circa un chilometro, sulla sommità di un colle ai margini della Piana di Navelli, è il Borgo fortificato dei Camponeschi che, abbandonato dagli abitanti negli anni Cinquanta, oggi è quasi completamente restaurato.

Si prosegue per San Pio delle Camere (m 800), costruito sulle grotte che servirono, in età classica, per il ricovero degli armenti della vicina Peltuinum. L’abitato è dominato da un originale Castello-recinto del secolo XIII a pianta triangolare.

A Caporciano (m 826) e a Bominaco (m 974), dove sorgono due chiese importanti: Santa Maria Assunta e San Pellegrino.

La Chiesa di Santa Maria Assunta, la più bella di tutta l’architettura romanica abruzzese, fu costruita all’inizio del XII secolo. Dopo i lavori di restauro del 1930-40, si presenta riproponendo lo schema delle prime costruzioni basilicali romaniche. L’originale terminazione piana delle navate sembra preannunciare le caratteristiche facciate delle chiese medievali aquilane. Probabilmente tra il ‘300 ed il ‘400 tutta la chiesa fu arricchita da preziosi affreschi, dei quali purtroppo restano solo pochi frammenti.

L’Oratorio di San Pellegrino, il Santo al quale era intitolata la primitiva comunità monastica, fu costruito, nel 1263. Il portichetto che precede l’ingresso principale fu aggiunto nel XVIII secolo impiegando rocchi di colonne di età romana. L’interno è un’aula rettangolare con volta ogivale, divisa in quattro campate da archi gotici. Particolarmente interessanti sono le grandi figure, un drago e un grifo, scolpite in bassorilievo sui plutei che delimitano il recinto presbiteriale.

L’intera superficie delle pareti e della grande volta carenata è completamente coperta da preziosi affreschi che costituiscono uno dei più importanti cicli della pittura italiana delle origini. Furono eseguiti da tre pittori, convenzionalmente chiamati “Maestro della Passione”, “Maestro dell’Infanzia” e il “Miniaturista”. Ancora legati ai modi bizantini, ma sensibili alle tendenze di rinnovamento provenienti d’Oltralpe, essi raccontano la Natività di Cristo, la sua Vita, la Passione, insieme con figure di Santi, Re, Patriarchi e Profeti.

Si raggiunge, quindi, Navelli (m 751), di aspetto medievale, dominato dal cinquecentesco Palazzo Santucci. All’uscita del paese, si trova a sinistra la strada per Capestrano, con bellissimo panorama sulla Valle del Tirino, in fondo alla quale, isolata fra i pioppi, si trova la Chiesa di San Pietro ad Oratorium.

La pianta è quella delle primissime chiese romaniche: tre navate ed altrettante absidi, pilastri a sezione rettangolare e archi a pieno sesto, senza campanile. Della costruzione del XII secolo rimangono il paramento della facciata, originale, il fianco destro con il portale con frammenti del secolo IX, e l’abside centrale che conserva il più antico ciclo di affreschi d’Abruzzo (prima metà del XII secolo). In alto è raffigurato il Cristo in trono fra i simboli degli Evangelisti e con un libro aperto, sotto sono raffigurati i Ventiquattro Vecchi dell’Apocalisse; nell’abside, entro archi bizantineggianti, sono figure di Santi.

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Attività outdoor nei dintorni dell'Aquila

Il territorio dell’Aquila è ideale per gli appassionati di attività all’aria aperta grazie alla presenza di parchi naturali, montagne, specchi d’acqua dolce, fiumi e borghi medievali.

Proposte per scoprire l’Abruzzo più autentico e organizzare una vacanza attiva e sostenibile con escursioni a piedi, in bicicletta, a cavallo, in canoa.

Trekking ed escursioni

Se non sei un camminatore esperto, nella provincia dell’Aquila sono tante le guide e le associazioni specializzate che ti possono guidare, come il CAI che organizza uscite tutto l’anno. 

  • Partendo dalla città dell’Aquila, uno degli itinerari più amati dagli aquilani, è il sentiero della Madonna Fore, un percorso semplice di circa due ore che collega il capoluogo alla piccola Chiesetta della Madonna Fore. Dalla chiesa parte il sentiero che porta alla sommità di Monte Castelvecchio da cui ammirare la vista sull’Aquila e sulle montagne circostanti.
  • Il massiccio del Gran Sasso con la sua natura selvaggia e aspra è una destinazione ambita per gli appassionati di trekking. È possibile fare escursioni di vario livello e difficoltà che comprendono percorsi  in quota, che conducono al Corno Grande, sia a valle con passeggiate panoramiche e visite ai borghi più belli. Nel Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga ci sono tantissimi itinerari realizzati con il contributo del Club Alpino Italiano, come l'Ippovia del Gran Sasso il Sentiero Italia
  • Nel Parco del Sirente-Velino sono presenti diversi sentieri ben segnalati che regalano paesaggi mozzafiato. Una delle escursioni più conosciute è quella che collega il borgo medievale di Rocca di Mezzo al Rifugio Sebastiani, da qui partono altre escursioni con differenti gradi di difficoltà.

Bicicletta e Mountain bike

Il capoluogo abruzzese è la città perfetta per gli appassionati di bicicletta che possono andare alla scoperta dei borghi e delle bellezze naturalistiche che lo circondano.

  • Uno dei percorsi in bicicletta meno conosciuti e in fase di completano è la pista polifunzionale dell’Aterno, un percorso che da Sant’Elia arriva a Fossa attraversando la campagna aquilana. Il progetto finale collegherà Capitignano a Molina, passando per la città dell’Aquila.
  • Nel Parco del Gran Sasso ci sono diversi itinerari che possono durare una sola giornata o più giorni. I sentieri ad anello intorno al massiccio sono adatti ai più esperti e agli amanti delle E-bike, ma ci sono anche percorsi ciclabili adatti a famiglie con bambini che regalano panorami da togliere il fiato.  All’interno del parco sono numerosi i servizi offerti, dal noleggio di mountain Bike a Touring Bike con guide specializzate per vivere esperienze che uniscono la visita ai piccoli paesi e la degustazione di prodotti tipici in aziende del territorio. Il percorso ciclabile collega dieci borghi del territorio aquilano: Campotosto, Assergi, Santo Stefano di Sessanio, Castelvecchio Calvisio, Calascio, Isola del Gran Sasso, Prati di Tivo, Pietracamela, Ceppo e Bussi. Scarica la mappa per scoprire tutti gli itinerari.
  • Un altro tour da non perdere è il giro in bicicletta sul lungolago di Campotosto, il lago artificiale più grande d'Abruzzo. Si pedala per 38 km su una strada asfaltata che circonda il bacino idrico con la vista sul Corno Grande del Gran Sasso.

Canoa e kayak

Le limpide acque del fiume Tirino, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, sono perfette per praticare sport all’aria aperta. Accompagnati da guide esperte e specializzate è possibile percorrere il fiume in canoa, partendo da località San Martino, nel comune di Capestrano (AQ), dove è stata rinvenuta la statua del Guerriero di Capestrano, fino a risalire il fiume ai piedi delle sorgenti di Capo d’Acqua.

È un’attività adatta a tutta la famiglia per vivere un’avventura immersi nella natura lasciandosi cullare dal fiume.  Le escursioni sono organizzate anche in notturna, quando il fiume regala atmosfere magiche.  Lungo le acque del Tirino puoi prenotare anche un’escursione in kayak per esplorare la Valle del Tirino.

Per informazioni:

Cooperativa Il Bosso

Immersioni e gite in barca

Un’altra esperienza da non perdere per i sub è l’immersione con le bombole nel Lago di Capo d’Acqua per osservare la piccola Atlantide d’Abruzzo, due antichi Mulini completamenti sommersi e la bellezza dei fondali cristallini di questo lago. La scuola sommozzatori Atlandite organizza immersioni quidate

È possibile ammirare da vicino l’Atlantide d’Abruzzo anche con tour in Barca Elettrica a Visione Subacquea. Un’esperienza per adulti e bambini su imbarcazioni da quattro ospiti più guida, con due posti sotto il livello dell'acqua. Per prenotare l’esperienza contattare:

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Attività outdoor nei dintorni dell'Aquila
Auditorium del Parco

Ubicato all’interno del parco del Parco del Castello, è stato progettato subito dopo il sisma del 2009 da Renzo Piano, per dotare la città di una struttura temporanea per concerti e convegni, e inaugurato nell’ottobre del 2012.

Costruito in legno secondo una composizione di tre cubi, autonomi ma interconnessi da corridoi vetrati, e orientati secondo differenti giaciture. Il maggiore inclinato di 30° contiene la sala con un palco centrale e circa 250 posti a sedere distribuiti in una doppia platea. I due cubi minori le funzioni accessorie. 

Ti trovi davanti ad un’opera che, dopo il terremoto, ha ricreato un luogo dedicato agli eventi musicali sempre caratteristici dell’Aquila e unito la città antica alla città moderna.

Su di esso sono sorte diatribe tra gli aquilani di amore e odio per contrasti tra ricordi del passato e visioni del futuro.

Resta, però, un monumento progettato in ottica di sostenibilità da Renzo Piano, su idea di Claudio Abbado e finanziato dalla Provincia autonoma di Trento.

Avvicina la città all’arte e alla natura con carattere immersivo grazie alla sua struttura interna, in legno, con 238 sedie che circondano il palco centrale, e alla posizione esterna strategica. Così, si tramuta in un collegamento tra il Parco del Castello, il Forte Spagnolo e l’entrata al centro storico presso la Fontana Luminosa. 

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Basilica di San Bernardino

Arrivi in piazza San Bernardino e la prima cosa che vedi è la facciata rinascimentale della basilica, naturalmente. E poi la scalinata ottocentesca: scenografica, spettacolare.

Tutto il resto inevitabilmente sbiadisce, però ci sono cose interessanti da sapere. Per esempio la scuola De Amicis, a sinistra della basilica, è un riadattamento novecentesco dell’ex ospedale di San Salvatore, datato XV secolo. Il fabbricato con i portici, più a ovest, è di metà Novecento. E a est, nella cinta muraria medievale, si apre la Porta dei Leoni. 

Poi c’è la memoria di ciò che non c’è più, come la settecentesca casa antisismica Antonini, al centro dell’attuale parcheggio, abbattuta negli anni cinquanta del secolo scorso, e una fontana in pietra di cui sono state trovate tracce nello spazio davanti alla chiesa.

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Basilica di Santa Maria di Collemaggio

Arrivi e la prima cosa che vedi è un grande prato. Sullo sfondo lei, la basilica di Collemaggio.

L’hai mai vista una facciata così? Difficile, perché è unica, però sì, quella pietra bianca e rossa la trovi anche sulla Fontana delle 99 cannelle, è la pietra locale.
E quel rosone, lì, sopra al portale, guarda che esplosione, non immagini quanti simboli astronomici racchiuda.

Vai sul lato sinistro della basilica, la vedi quella porta? È la Porta Santa: se passi da qui i tuoi peccati saranno perdonati, però solo il 28 e 29 agosto, per la festa della Perdonanza. Pensaci.

E adesso entra dentro, guarda che spazio, che pavimento prezioso, con quei disegni a piccole perfette tessere colorate, quanta luce, che pace. 
Guarda e meravigliati. Sei a Collemaggio, all’Aquila, in Abruzzo.

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Borghi autentici e borghi più belli in provincia dell’Aquila

Piccoli centri abitati custodi di un passato ricco di storia, cultura e tradizioni.

I borghi medievali della provincia dell’Aquila sono meta ideale per scoprire la storia e le tradizioni di un passato ancora presente in questo angolo d’Abruzzo.

In provincia dell’Aquila si trovano ben 32 Borghi Autentici d’Italia e 13 Borghi più Belli d’Italia, arroccati sui monti e circondati da vallate boschive, attraggono ogni anno numerosi turisti incuriositi dalla quiete e dal fascino di questi luoghi senza tempo.

I borghi della provincia dell’Aquila sono caratterizzati da edifici storici, gioielli architettonici e tradizioni popolari, da scoprire a passo lento per una gita fuori porta a poca distanza dalla città.

Borghi autentici della provincia dell’Aquila

Borghi Autentici è un’Associazione nazionale che riunisce piccoli e medi comuni, una rete fra territori dove protagoniste sono le persone e le comunità.

In provincia dell’Aquila i borghi appartenenti alla rete nazionale Borghi Autentici d’Italia sono distanti diverse decine di kilometri l’uno dall’altro, data la vastità del territorio aquilano:

Aielli, Balsorano, Barrea, Calascio, Campo di Giove, Capistrello, Cappadocia, Carsoli, Castel di Ieri, Castelvecchio Calvisio, Castelvecchio Subequo, Cerchio, Civita d’Antino, Civitella Roveto, Collarmele, Collelongo, Corfinio, Goriano Sicoli, Magliano de Marsi, Massa d’Albe, Morino, Oricola, Ovindoli, Pereto, Pescina, Roccacasale, Rocca di Botte, San Vincenzo Valle Roveto, Sante Marie, Scontrone, Scurcola Marsicana e Villetta Barrea.

A pochi km di distanza dal capoluogo è possibile visitare alcuni di questi paesi, tra i quali si segnalano:

  • Aielli vero e proprio museo a cielo aperto caratterizzato da murales, sculture e installazioni artistiche
  • Calascio la rocca con i ruderi del castello è stato set di numerosi film
  • Castelvecchio Calvisio con un centro storico caratterizzato dai “barbacani”, antiche scale in pietra
  • Massa d’Albe Alba Fucens, uno dei più importanti siti archeologici della regione
  • Sante Marie il borgo dei briganti e delle castagne.

Navelli L'Aquila

Borghi piu belli della provincia dell’Aquila

LAssociazione Borghi più Belli d’Italia ha come obiettivo quello di valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani. Fanno parte dell’Associazione i borghi che rispettano determinati criteri, come la presenza di almeno il 70% di edifici storici anteriori al 1939 e una popolazione inferiore ai 2.000 abitanti nei centri storici.

In provincia dell’Aquila vi sono 13 borghi annoverati tra i più belli d’Italia, e sono: Abbateggio, Anversa degli Abruzzi, Bugnara, Castel del Monte, Navelli, Opi, Pacentro, Pescocostanzo, Pettorano Sul Gizio, Santo Stefano di Sessanio, Scanno, Tagliacozzo e Villalago.

Caratteristici sono i borghi:

Quello aquilano è un territorio da scoprire passeggiando tra i vicoli dei centri storici di borghi arroccati, persi in un paesaggio incontaminato.

Santo Stefano L'Aquila

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Borghi autentici e borghi più belli in provincia dell’Aquila
Casa Buccio di Ranallo

Gridaron tutti insieme la città facciamo bella / che nulla nel reame possa confrontarsi ad ella: così scriveva Buccio di Ranallo, poeta, scrittore e forse anche giullare, che nelle Cronache aquilane raccontò oltre cento anni di storia della città, dal 1252 al 1362. 

Ai numeri 22-30 di via Accursio c’è la casa dove si dice che sia vissuto. Vero o no, hai davanti a te un’abitazione di metà Trecento molto ben conservata: a due piani, con la porta di casa sopraelevata rispetto a quella della bottega; dietro c’era l’orto, fondamentale per mettersi a tavola ogni giorno.

Curiosità su Buccio: la sua cronaca fu una vera novità nella letteratura del tempo, perché oltre che in prosa era in versi, anzi in rima, cosa decisamente inusuale.

Povero Buccio, morì di peste poco dopo aver concluso la sua opera.

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Casa di Jacopo Notar Nanni

Al n. 9 di via San Martino la Casa di Jacopo di Notar Nanni merita una certa attenzione, perché è un esempio piuttosto raro in città di architettura mista medievale e rinascimentale. 

Jacopo, ricco mercante di bestiame, seta e zafferano ma anche mecenate, alla fine del Quattrocento pagò 9000 ducati di tasca sua perché Silvestro dell’Aquila, progettista top, costruisse il mausoleo per le spoglie del suo amico Bernardino da Siena. 

Curiosità: sul portone in via Bominaco c’è lo stemma di famiglia, due torri a lato del trigramma IHS inserito in un sole raggiante. IHS sta per IHSUS, il nome di Gesù in greco, il sole è la carità, e tutto l’insieme, che oggi chiameremmo logo, fu disegnato da San Bernardino per dichiarare la devozione a Cristo.

Guarda caso, San Bernardino è patrono dei pubblicitari…

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Chiesa di San Domenico

Tre navate, cinque absidi e un transetto di ragguardevoli dimensioni, il complesso monumentale di San Domenico attende il completamento dei restauri post-2009. 

La costruzione della chiesa e del convento risale alla fine del Duecento ma poi, come ovvio, si sono aggiunti elementi e stili diversi, anche per via delle maestranze che al complesso lavorarono.

Ad esempio nella parte absidale le eleganti bifore testimoniano l’arrivo del gotico francese, portato da artigiani d’oltralpe. 
Ma eccoci al 2 febbraio 1703: chiesa gremita di gente per la messa della Candelora, arrivano le scosse, il tetto crolla e oltre 600 persone muoiono sotto le macerie. Tragedia nella tragedia.

Molto di ciò che vedi oggi risale perciò alla ricostruzione post-1703. La facciata però è rimasta incompiuta. Comunque interessante.

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Chiesa di San Pietro a Coppito

Come altre chiese aquilane anche quella di San Pietro a Coppito ha ritrovato forme e materiali originali grazie ai restauri che hanno risanato i danni dei molti terremoti, storico flagello di questa zona. 

Forme e materiali che ogni volta ci confermano che sì, quello è un edificio medievale, e che sì, siamo all’Aquila, perché ne riconosciamo lo stile. 

Se hai già fatto un giro in città e adesso guardi la facciata di San Pietro non puoi non pensare alla chiesa di San Silvestro. E se osservi il campanile, non ti viene in mente quello della basilica di Collemaggio?

Il portale poi è simile a quello di Santa Maria di Paganica. Ma per fortuna qui a San Pietro lo puoi vedere da vicino, mentre a Santa Maria devi stare a distanza di sicurezza, causa il sisma del 2009.

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